Primo consiglio comunale: e la politica dov’è?

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Il primo consiglio comunale dell’era Piccolo è stato celebrato. Un consiglio in cui la grande assente è stata la politica: nessuna dichiarazione programmatica, nessuna parola spesa su come Somma ed i sommesi affronteranno i prossimi anni, niente su come la nuova semi-giunta nominata in consiglio lavorerà per migliorare quanto stato fatto e per cambiare passo su quanto, ancora tanto, ci sarebbe da fare. Unico sussulto della serata lo ha dato il Sindaco quando ha dichiarato che le vecchie amministrazioni avevano contratto debiti per opere pubbliche per 12.000.000 di euro (dodicimilionidieuro) e che in cassa non c’è un euro. A questo punto, da parte mia e di tanti, è corso un brivido lungo la schiena. Come si farà a  trovare questi soldi? Con una riedizione della Tares? Aumentando le tariffe? Azzerando i pochi servizi? Ai posteri la sentenza.

Il consiglio, che è durato parecchie ore, si è contraddistinto  per la fortissima litigiosità fra la maggioranza e quella parte dell’opposizione che fa capo al consigliere Antonio Granato. Acrimonia che affonda le sue radici nelle lotte intestine degli ultimi mesi della scorsa amministrazione, quando la maggioranza, privata del suo capo carismatico che in un modo o nell’altro riusciva a tenere insieme una maggioranza e a sopire le spinte dell’opposizione, si è divisa. Nell’ultima campagna elettorale, infatti, la vecchia compagine di governo ha preso strade diverse dall’unità trovandosi ora in ordine sparso fra maggioranza ed opposizione. Riuscirà il Sindaco ad affermare la sua personalità e tenere coesa la sua maggioranza difendendola dall’autolesionismo? Anche a questa domanda non possiamo rispondere. Possiamo solo ripetere al Sindaco un caloroso “in bocca al lupo” con la promessa che il nostro movimento osserverà attentamente, come ha sempre fatto, le vicende amministrative della nostra città con onestà intellettuale e con quello spirito critico che ci ha portato ad applaudire le scelte giuste per la nostra città e a criticare duramente quelle sbagliate.

Il dato più interessante è constatare quanto questo nuovo consiglio comunale sia figlio dell’imperante “renzismo”. Il vento di rinnovamento, di rottamazione, di decisionismo forte che caratterizzano l’azione politica ed il messaggio del premier ha lambito, anche se parzialmente, il Monte Somma e ci ha dato un consiglio comunale fatto di tanti neofiti, di volti nuovi, di giovani che si spera portino un cambio di registro a questo nuovo consiglio comunale. Anche la nuova mezza Giunta vede delle “new entry” e dei giovani chiamati al durissimo compito di amministrare una realtà non facile in una congiuntura storica complessa e di difficile interpretazione. Quello che accomuna tutto questo è la caratterizzazione post-ideologica di tutti, è la campagna elettorale e la modalità di ricerca del consenso che ha caratterizzato queste persone. Un processo basato, più che su una lenta maturazione politica di lungo corso, sull’elaborazione di un piano personale di cambiamento (o di conservazione, che potrebbe avere la stessa dignità). Anche i “giovani leoni “ hanno basato la loro elezione sul prestigio personale, sulla capacità aggregativa, sul sapersi porre come “nuovo tout-cour” nel segno del superamento, per alcuni di loro, della dicotomia progresso-conservazione che da sempre caratterizza la politica in ogni paese democratico, dando il passo a quella parola nei nostri tempi sin troppo abusata di “riformismo” buono per tutti e in tutte le stagioni, svuotata del suo significato storico ed oggi a disposizione di tutte le forze politiche. Si spera che questo “riformismo buono per tutti” porti ad una stagione di riforme anche dei modi e dei rituali, spesso inutili, della politica cittadina. Ma la vediamo ardua.

Un‘ultima riflessione merita il frutto dell’ultima tornata elettorale: il consiglio comunale e lo spettacolo dato la sera scorsa è figlio primogenito di una campagna elettorale francamente brutta, giocata in bassissimo profilo, nella quale nessun candidato a Sindaco è riuscito, nemmeno sotto il punto di vista comunicativo, a porre al centro del dibattito e dei discorsi tra i sommesi i problemi della città lasciando il succitato processo di “vote-catching” alla solita rete di amici/parenti/conoscenti svuotando tantissimo il dato politico. Le lotte interne ai grandi partiti poi, giocate indistintamente a colpi di manifesti, carte bollate, ordini dall’alto e accrediti presso questo o quel referente nazionale o regionale, sono il definitivo “requiem” per la crescita di una generazione che continua a guardare alla politica come unico strumento per il cambiamento. Lo spettacolo offerto negli ultimi anni, dai maggiori partiti, di congressi e lotte per la detenzione del simbolo, di candidati a Sindaco tesserati con un partito avversario del loro stesso partito, di azioni politiche procrastinate “ad libitum” a dopo un congresso che non vede mai la luce e regolamenti di conti interni, lasciano le sezioni dei partiti vuote e tolgono a tanti una palestra politica e di confronto,  utilissima ed importante, a favore di ristrettissimi entourage di fedelissimi spesso arroccati in un fortino e non aperti al confronto prima interno e poi con la città.

Non è un caso, e non deve scandalizzare nessuno né meravigliare, che la grande assente di lunedì sera sia stata la politica. Chi si aspettava fuochi e fulmini è stato deluso. Ma deluso da che? Credo che la china intrapresa negli ultimi anni sia un male per chi governa e per chi non governa. Allontanando la politica ed i contenuti, affermare in maniera tautologica che se si viene eletti cambia tutto, senza che quel tutto venga specificato e in che modo possa essere cambiato, priva chi va al governo del paese di un cavallo di battaglia, di un progetto per potersi spendere nel corso della consiliatura e, chi è all’opposizione, di un sogno infranto. Tecniche politico-comunicative importanti per gli attori politici, fondamentali se si vuole davvero modificare lo status-quo.

Il primo consiglio comunale è stato celebrato. Ce ne saranno tanti altri. A tutti un sincero in bocca al lupo, a Somma e ai sommesi. Soprattutto.

P.S.: in uno dei primi consigli comunali a cui ho assistito fra i banchi sedeva Vincenzo Cimmino. Uomo politico di lungo corso e di bella oratoria. Con lui spesso non sono stato d’accordo ma ne ho sempre ammirato le sottili e raffinate doti oratorie e politiche. Ha anch’egli assistito al primo consiglio comunale ed oggi, in quei banchi, siede il figlio. Ci siamo salutati con grandissimo affetto come sempre. Quando l’ho visto lì tra il pubblico assistendo a quello “spettacolo”, confesso, ho sentito un po’ la sua mancanza tra quei banchi.

Luigi Rossi

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