“Una smart city con scuole all’avanguardia” è lo slogan del sindaco di Somma Vesuviana che, dopo anni di attesa, comunica l’inizio del piano triennale delle opere pubbliche promettendo di investire 25 milioni nelle scuole.
Di fatto, però, i lavori procedono a rilento e l’organizzazione scolastica lascia sempre più a desiderare.
Il plesso centrale del primo circolo, ad esempio, giace chiuso oramai da due anni; anni spesi tra gare d’appalto, rinunce e nuovi affidamenti dei lavori.
Intanto, a breve, sarà destinato a chiudere anche il plesso per l’infanzia sito in via De Matha, giudicato inagibile, con il conseguente spostamento delle classi presso il plesso Gino Auriemma al Casamale, struttura altrettanto obsoleta, posta alla fine di un vicolo cieco, nel centro del borgo antico e priva di un’uscita di emergenza.
Non se la passa meglio la scuola media San Giovanni Bosco, costretta ad improvvisare classi all’interno di un appartamento che si trova sopra un ingrosso cinese nella zona di Rione Trieste.
E intanto, proprio a Rione Trieste si annuncia l’apertura, entro il 2024, della scuola di via Trentola della quale, fino a pochi mesi fa, si minacciava l’abbattimento.
Una situazione desolante per i genitori che hanno iscritto i propri figli nelle scuole del nostro paese e che, attualmente, combattono per accompagnarli in sedi dislocate, raggruppati nelle cosiddette “classi pollaio”, tanto osteggiate durante il covid e che adesso risultano inevitabili in assenza di aule.
Si ha la percezione che le promesse siano destinate a restare belle parole, che i tempi finiscano sempre per dilatarsi enormemente e, la vita dei cittadini di Somma Vesuviana si faccia sempre più povera da tutti i punti di vista.