Perché esiste il sesso?

sessoQuesta domanda posta nel titolo potrà risultare strana ed incomprensibile!

Quel meraviglioso ed appagante coinvolgimento emotivo e fisico che è l’attività sessuale che è stato causa nella storia di guerre (quella di Troia), di dannazione eterna nell’inferno (Paolo e Francesca), di versi poetici immortali (Petrarca e Laura), di femminicidio spietato e di gelosia ingiustificata (Otello e Desdemona), di follia distruttiva ed insieme divertente (Orlando ed Angelica), di malvagità forsennata e gratuita (Don Rodrigo e Lucia) di tenerezza e struggimento senza fine (Love story) non ha alcuna spiegazione scientifica e risulta per gli scienziati evoluzionisti un vero e proprio enigma della Natura.

Il sesso in sé com’è nato e come si è evoluto? Chiediamoci: era la soluzione migliore e più efficace? Certamente non era l’unica alternativa possibile!

La Natura già conosceva la riproduzione asessuale o clonale. Perché ha voluto esplorare altre strade?

Nel caso della clonazione gli organismi riprodotti sono geneticamente uguali al genitore in un’unica linea di discendenza femminile e non avviene mescolamento di geni.

In altri casi il sesso compare, ma non è associato alla riproduzione.

Infatti molti unicellulari si scambiano materiale genico e poi ciascuna cellula si clona per conto proprio autonomamente.

Il sesso diventa un’abitudine con gli organismi pluricellulari, anche se non lo praticano solo loro.

Il problema che si pongono gli scienziati è questo: è una pratica poco “conveniente” e molto “costosa”. Come mai ha avuto tanto successo?

Infatti con essa ogni genitore perde la metà del proprio corredo genetico per favorire il proprio partner e i suoi figli, invece di essere perfetti suoi cloni, recano solo la metà dei suoi geni.

In più i maschi non forniscono un contributo ad elevare il tasso riproduttivo delle femmine e molte volte si limitano a fornire spermi per la fecondazione.

Questi elevati costi, cioè il dimezzamento drastico del numero dei geni trasmissibili alla propria prole, deve avere sicuramente un vantaggio, altrimenti la Natura non avrebbe esplorato queste strade e noi oggi non potremmo dedicarci a quest’attività che ci rende felici o infelici, entusiasti o depressi, senza la quale, siamo onesti, ci sembra che la vita manchi di qualcosa.

Vediamo quali sono questi vantaggi che hanno fatto ritenere opportuno all’evoluzione intraprendere questo percorso, perché era senz’altro indubbio che la riproduzione clonale fosse più semplice, più efficiente e molto più veloce.

Il sesso però, come sappiamo, esiste ed è in Natura diffuso e praticato da moltissimo tempo (si presume che lo sia da almeno due miliardi di anni ed ovviamente non lo abbiamo inventato noi “sapiens”, che siamo specie abbastanza recente, comparsa non più di 180.000 anni fa) e quindi si ipotizza che nasconda, (sicuramente per noi umani un indubbio piacere psicofisico, per gli altri esseri viventi non sappiamo) un importante e potente vantaggio selettivo che controbilanci ed in un certo qual modo faccia pendere a favore dei benefici i costi che esso comporta.

Quali sono questi benefici?

Fino ad ora gli scienziati formulano solo ipotesi.

E’ molto probabile che la riproduzione sessuale faccia aumentare le probabilità di fissare mutazioni favorevoli negli organismi.

A tale proposito, è importante sottolineare come le mutazioni, dovute ad errori di replicazione, occorsi durante la duplicazione delle cellule somatiche o durante la produzione dei gameti, che alteri la sequenza del Dna, quando questi riguardano i gameti, siano fondamentali e necessari per il processo evolutivo.

Senza questi “errori”, davvero provvidenziali, oggi noi umani non saremmo qui a scrivere e a discutere amabilmente di queste cose e a prendere atto che in un organismo vivente, il nostro, si è stati in grado di comprendere e di ripercorrere tutte le tappe che ci hanno condotto ad essere quello che siamo.

Nello stesso tempo, inoltre, la riproduzione sessuale ha possibilità maggiori di eliminare mutazioni sfavorevoli, che possono arrecare danni agli organismi.

In tutti e due i casi il vantaggio selettivo consiste in un’equa distribuzione tra eterozigoti ed omozigoti ( in tutto il mondo naturale dotato di un doppio corredo di cromosomi, ogni individuo possiede due versioni dello stesso gene, uno di origine materna e uno di origine paterna. Se possiede due copie identiche del gene si dice “omozigote, altrimenti è detto “eterozigote”) e nella comparsa di una sufficiente percentuale di questi ultimi (cioè gli omozigoti), che favorisce contemporaneamente sia la fissazione di mutazioni che recano vantaggio all’organismo, sia l’immediata eliminazione di omozigoti recessivi trasmettitori di malattie.

Di contro, in una riproduzione clonale, un carattere vantaggioso nel processo evolutivo che avesse bisogno di due mutazioni, dovrebbe attendere che esse compaiano nello stesso individuo. Allo stesso modo, una mutazione negativa ai fini dell’evoluzione si diffonderebbe rapidamente, condannando tutta la discendenza ad una rapida estinzione.

Secondo quest’ipotesi che abbiamo tracciato, la riproduzione sessuale, mescolando di continuo i geni dei due partner, assicurerebbe costantemente un rifornimento di variazione, indispensabile ai fini evolutivi, molto utile soprattutto in contesti ambientali mutevoli.

A dirla tutta, però, non è ancora ben chiaro quale sia il vantaggio immediato che ne possa derivare per il singolo organismo e quindi come l’evoluzione possa favorirla (ricordiamoci che nel processo evolutivo il soggetto portatore delle variazioni decisive è sempre il singolo individuo biologico, il singolo animale, la singola pianta, che in una determinata generazione presenta una mutazione di successo nel proprio patrimonio genetico).

Come si può notare, e i “romantici” in ciò possono dirsi contenti e soddisfatti, non abbiamo sottratto al sesso tutto il “mistero”, con cui è stato capace nei secoli di affascinare le migliaia di generazioni che si sono avvicendate sulla scena del nostro pianeta.

Alla luce di quanto abbiamo detto, se il sesso “riproduttivo” resta ancora un enigma, lo è ancor di più quello non “riproduttivo”, cioè l’omosessualità.

Se quello etero è stato favorito dalla selezione naturale per i motivi ipotizzati poc’anzi ed ha sopravanzato la riproduzione clonale, come mai in Natura è sorto l’accoppiamento tra individui dello stesso sesso (l’omosessualità non riguarda solo gli umani, ma anche molte specie animali)?

Resta aperta la discussione!

Come è ancora oggetto di discussione e di “mistero” perché esista l’orgasmo femminile, che come tutti sappiamo è utilissimo ai fini dell’armonia e della stabilità di una coppia, ma praticamente “inutile” ai fini riproduttivi.

Anche in questo caso, gli scienziati evoluzionisti avanzano solamente delle ipotesi, niente di certo e confermato: le contrazioni orgasmiche vaginali potrebbero favorire un maggiore attecchimento dello sperma e quindi fornire maggiori probabilità di fecondazione; come potrebbe pure essere che la Natura abbia escogitato questo sistema per rendere più stabili le coppie, farle crescere nell’affetto e dare loro una maggiore possibilità di accudire la prole.

Altra ipotesi interessante, ancora tutta da verificare, sul perché “homo sapiens” è stato in grado di emergere come specie, di costituirsi in tribù, di costruire villaggi e città e di dominare il nostro pianeta è quella che va sotto il nome di “estro nascosto”, elaborata dal paleoantropologo americano Owen Lovejoy, il quale sostiene che noi siamo cresciuti come comunità stabile perché le nostre femmine, diversamente dagli altri animali, non dimostrano attraverso segni esterni (odori, suoni, movimenti, etc.) il loro periodo di fertilità riproduttiva. Questo “nascondimento”, appunto “estro nascosto”, ha fatto diminuire enormemente le tensioni nel branco per il possesso del maggior numero di femmine ed ha favorito il rapporto di coppia, fatto di corteggiamenti, tenerezze, affettuosità e cure parentali. E’ un’ipotesi suggestiva che può ulteriormente gettare squarci di luce sulle nostre origini, che sicuramente non sono quelle descritte nei cosiddetti “libri sacri” propagandati dalle religioni.

Vincenzo Caputo

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Vincenzo Caputo

Nato a Somma Vesuviana (NA) nel 1955. Laureato all'Università "Federico II" di Napoli in Filosofia con una tesi su Giulio Girardi, teologo e filosofo, impegnato a coniugare le ragioni della fede religiosa con la dottrina marxista. Dopo la laurea, si è inscritto alla Facoltà di Teologia "Duns Scoto" di Nola (NA), conseguendone il diploma. Per diversi anni è stato insegnante di religione cattolica nei licei. Attualmente insegna materie letterarie presso l'Istituto comprensivo "Radice" di Massa di Somma (NA). Coniugato con Rosetta Buonaguro da oltre trent'anni e padre di due figli, Armando e Viviana. Dopo anni di frequentazione e di impegno cattolico nei movimenti ecclesiali (in particolare il Movimento dei Focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich), ha aderito al programma di ricerca dell'evoluzionismo di stretta osservanza darwiniana. Ultimamente il suo impegno intellettuale è rivolto ad affrontare su basi razionali l'annoso ed appassionante problema del confronto tra fede e scienza, propendendo decisamente per quest'ultima, come spiegazione "elegante" ed efficace dell'origine della vita sul nostro pianeta.

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