Art.18, l’anima dei lavoratori e gli interessi antagonisti

arton21218

Art.18: Reintegrazione nel posto di lavoro. (Legge 20 maggio 1970 n. 300, nota come Statuto dei lavoratori)

Scrivere sull’art.18 non è cosa semplice. La questione è delicata e abbraccia problematiche economiche, sociali e di diritto. Si inserisce nel quadro della tutela della dignità e libertà dei lavoratori dipendenti, disciplina il caso di licenziamento illegittimo (ovvero, discriminatorio o senza giustificato motivo) e la conseguente reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro. Come tale, va difeso. Senza, la scacchiera delle possibilità di ricatto dell’imprenditore nei confronti del lavoratore sarebbe ampliata e la legge del più forte arriverebbe a regolare i rapporti tra capitale e lavoro. Ma c’è di più. L’articolo 18 è l’essenza del diritto del lavoro, l’anima, il fulcro. Ipotesi: quale lavoratore dipendente chiamerebbe mai in causa la propria azienda per stipendi arretrati o per mancanza di sicurezza, se la legge permettesse al datore di rivalersi su di lui con un licenziamento che al massimo sarà sanato con un pagamento di indennità e non con il reintegro? Se venisse abolito assisteremmo ad un’escalation negativa su salari e sicurezza, ma più di tutto, su dignità e libertà.

È facile capire che una situazione del genere, acuirebbe le divergenze economiche e sociali, già molto forti, tra operai/lavoratori dipendenti/impiegati ed imprenditori (che ne beneficerebbero, invece, oltremodo). Infatti, la volontà politica di chi si batte per ottenere l’abolizione dell’art. 18 è mettere al centro della società l’impresa come soggetto e il profitto come diritto, per aumentare la produttività e diminuire i salari, a discapito di tutto quello che c’è attorno, cancellando non una norma qualsiasi, ma “la norma” che tutela la parte considerata più debole e garantisce la giustizia sociale. Ma nel nuovo sistema impresa-centrico, com’è pronosticabile, la giustizia sociale non è contemplata tra gli obiettivi da raggiungere.

20120221_dv_hartwig_erb

Dalla parte dei lavoratori, dell’art.18 e della FIOM, c’è Hartwig Erb, il segretario provinciale del sindacato IG Metall di Wolsfburg, in Germania. “Abolire l’articolo 18 è un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa. Non è la ricetta per risolvere la crisi economica italiana”, ha spiegato Erb a Bologna per siglare con le tute blu romagnole un accordo di collaborazione tra i due sindacati (IG Metall e FIOM). La sua proposta è quella di creare una sorta di “rete comune” contro le politiche peggiorative delle condizioni di lavoro. “Cancellare l’articolo 18 sarebbe un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa. Per questo noi siamo pronti a combattere al fianco della Fiom questa battaglia”, ribadisce Erb. “Se l’Italia dovesse abolire le tutele, c’è il rischio che in Europa si verifichi il cosiddetto effetto domino. Ovvero che le aziende multinazionali decidano di applicare anche agli stabilimenti esteri le stesse modalità contrattuali approvate in questo Paese, con il risultato che forme di lavoro con minori tutele potrebbero essere introdotte anche da altri stati dell’Unione, contribuendo così a peggiorare crisi e disoccupazione”.

 

Marta Pignatiello

The following two tabs change content below.

Marta Pignatiello

Marta Pignatiello, 24 anni, studentessa in giurisprudenza. "un foglio bianco, molta solitudine, qualche strappo al cuore e forse una guerra o due" Alda Merini.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.