Creazionismo, “intelligent design” ed evoluzione

Da un po’ di tempo sui social network termini come “evoluzione”, “creazionismo” ed “intelligent design” sono diventati di moda ed esprimono un confronto, a tratti anche aspro, ma sempre civile ed appassionato, su quella che dovrebbe essere la teoria giusta che ci consegnerebbe informazioni precise e razionali su come è comparso l’essere umano, secondo la classificazione di Carl Linneo (1707 – 1778), definito “homo sapiens”, sulla faccia della Terra.

La prima teoria che si affermò nel pensiero occidentale è quella che va sotto il nome di creazionismo. Il creazionismo interpreta alla lettera il primo libro della Bibbia, il Genesi, e ritiene che quanto sia scritto in esso corrisponde alla pura e semplice realtà storica. Il Dio ebraico, chiamato con varie denominazioni (Jhawe, Adonai, Elohim), crea le varie specie viventi e pone a capo di esse la coppia primigenia, Adamo ed Eva,  da cui scaturirà poi tutta l’umanità. La teoria del creazionismo è stata molto popolare nel nostro Occidente ed artisti vari hanno dedicato ad essa opere immortali. La chiesa cattolica l’ha difesa praticamente fino ad ieri, per poi abbandonarla, ritenendo che ormai essa, alla luce delle acquisizioni scientifiche, avesse fatto il suo tempo e non rispondesse in modo soddisfacente ai tanti interrogativi che emergevano da una visione moderna della realtà. La chiesa cattolica ha sempre opposto resistenze ad un’interpretazione non letterale della Bibbia ed un esempio clamoroso è il “caso Galilei”. Allo scienziato pisano si impedì di divulgare la teoria eliocentrica perché si riteneva che essa fosse in contrasto con la visione biblica, che sembrava suggerire la teoria geocentrica, in quanto in suo passo (Gs 10, 12 – 13) il condottiero ebraico Giosuè ordinava al sole e alla luna di fermarsi per portare a compimento il massacro dei nemici di Israele. Se veniva ordinato al sole di fermarsi – questo il pensiero degli ecclesiastici del sec. XVII – era evidente che il sole girava e la Terra era fissa al centro dell’universo. Dio, che aveva ispirato il testo sacro, non poteva sbagliare!

Come dicevamo in precedenza, questa teoria fu abbandonata dalle principali chiese cristiane ed oggi viene sostenuta solamente da alcune sette integraliste, come i Testimoni di Geova, che interpretano alla lettera tutto quanto è scritto nella Bibbia.

Negli anni ’80 del secolo scorso, soprattutto nel mondo anglosassone, ed in particolar modo negli Stati Uniti, grazie a scienziati come Michael Behe (1952), William Dembski (1960), Jonathan Wells (1942) ed altri ha cominciato a farsi strada una nuova forma di creazionismo, denominato con il termine inglese “intelligent design”, che tradotto in italiano significa “Disegno intelligente”.

Cosa propone questa nuova forma di creazionismo?

Praticamente questa teoria accetta il meccanismo evolutivo, però ad una condizione!

Qual è questa condizione? Che esso sia “direzionato”, “finalizzato” e sia guidato da una mente superiore che, se anche non è detto esplicitamente, la si identifica col Dio biblico, rivelatosi ad Abramo qualche millennio fa.

Questa teoria, come si suol dire, salva “capre e cavoli”, nel senso che, da una parte contempla sempre l’atto creativo di un essere superiore, e dall’altra, accetta quanto l’indagine scientifica in questo campo ha scoperto in ordine all’origine delle specie viventi.

La terza teoria che vorremmo prendere in esame è quella che trae origine da quanto scoperto dal grande naturalista inglese Charles Darwin (1809 – 1882), quasi in contemporanea con un altro grande scienziato dell’’800, Alfred Russel Wallace  (1823 – 1913) e che è passata alla storia con il nome di “teoria dell’evoluzione”.

teoria-darwinistaDarwin, dopo aver compiuto per cinque anni un viaggio intorno al mondo con il brigantino “Beagle”, ritiratosi in una villa di sua proprietà nella campagna inglese, scrisse un’opera destinata a sconvolgere gli schemi mentali dell’umanità sulla sua origine e su quella delle altre specie viventi: “L’origine delle specie”.

In quest’opera fondamentale del pensiero umano il grande scienziato ritrae un scenario grandioso della natura e ci fa sapere che tutte le specie viventi traggono origine da antenati comuni. L’opera stampata in pochi esemplari, andò subito a ruba e, anche se non si parlava dell’origine dell’uomo, tutti capirono dove Darwin voleva andare a parare: l’essere umano aveva avuto in comune antenati con le scimmie antropomorfe.

La teoria di Gregor Mendel (1822 – 1884) e la scoperta del Dna ad opera di James Watson Watson (1928) e Francis Crick (1916 – 2004) non fecero altro che confermare le felici intuizioni del grande naturalista inglese e le diedero conferme scientifiche che, si può dire, nessuna teoria ha mai avuto.

Cosa possiamo dire a commento delle tre interpretazioni sull’origine della vita e dell’uomo che abbiamo brevemente tratteggiato?

La prima, il creazionismo, è chiaramente “fuori gioco”, nessuno più ormai la prende in considerazione ed anche la chiesa cattolica, per mano di un suo pontefice, Giovanni Paolo II, ha riconosciuto validità scientifica alla teoria dell’evoluzione, in un famoso messaggio che egli indirizzò all’Accademia delle scienze il 22 ottobre del 1996. In Italia la teoria del creazionismo è tenuta in grande considerazione dai Testimoni di Geova, i quali ritengono che tutto ciò che è raccontato nella Bibbia corrisponda a verità storica.

La seconda teoria, quella neocreazionista, o, come si usa dire, dell’”intelligent design” è certamente più raffinata ed intellettualmente elevata del vecchio creazionismo, ma nondimeno presenta “lati oscuri” che cercheremo di illustrare.

Come può un “disegno intelligente” contemplare ben cinque glaciazioni che hanno fatto estinguere più del 90% delle specie viventi?

Come può un “disegno intelligente” prevedere che in natura ci sia una feroce “struggle for life”, una lotta per l’esistenza, che premia il più adatto e fa estinguere il meno?

Come può un “disegno intelligente” creare una ventina di specie del genere “homo” e farne sopravvivere una sola, la nostra: “homo sapiens”?

Sono tutti inquietanti interrogativi che ci inducono a non considerare “intelligente” questo “disegno” ed aprono la strada ad una comprensione tutta naturalistica della realtà: non c’è alcun “progettista” più o meno intelligente, tutto è affidato alla contingenza: dagli errori di duplicazione del Dna ai cambiamenti dell’ecosistema.

Negli Stati Uniti, verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso, su ricorso di alcuni genitori, nacque un’appassionate disputa. Cosa chiedevano questi genitori?

Essi pretendevano che la teoria dell’”intelligent design”, al pari della teoria darwiniana dell’evoluzione fosse insegnata durante le ore di scienze.

Ebbene, un giudice della Corte Suprema statunitense, tra l’altro conservatore, John E. Jones III, sentenziò nel 2005 che la teoria del disegno intelligente non poteva essere insegnata nelle ore di scienze, in quanto dottrina religiosa e mancante dei parametri di scientificità.

La teoria dell’evoluzione, invece, riconosciuta scientifica a livello quasi universale, si basa su di un meccanismo molto semplice e lineare: gli errori di copiatura sono casuali e se essi producono tratti favorevoli in relazione all’ambiente ed al clima, quell’individuo che n’è in possesso avrà la possibilità di generare più prole e quindi di diffondere i propri geni. Per fare un esempio che ci riguarda da vicino: homo sapiens è risultato “vincente”, anche se non era molto veloce, non aveva corazze, non possedeva artigli, non era di grossa stazza, solo perché ad un certo punto, si pensa a centomila anni fa, si è trovato con un corredo genetico (leggi: neocorteccia) capace di vincere le sfide della savana africana.

E’ quasi superfluo specificare che l’autore dell’articolo è decisamente a favore della teoria dell’evoluzione di marca darwiniana, perché rispetto alle altre due, fornisce più spiegazioni logiche e razionali che giustificano come determinati processi si siano verificati in natura ed assolutamente non fa ricorso ad enti o interpretazioni finalistici e metafisici, che naturalmente l’impresa scientifica aborre.

Vincenzo Caputo

 

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Vincenzo Caputo

Nato a Somma Vesuviana (NA) nel 1955. Laureato all'Università "Federico II" di Napoli in Filosofia con una tesi su Giulio Girardi, teologo e filosofo, impegnato a coniugare le ragioni della fede religiosa con la dottrina marxista. Dopo la laurea, si è inscritto alla Facoltà di Teologia "Duns Scoto" di Nola (NA), conseguendone il diploma. Per diversi anni è stato insegnante di religione cattolica nei licei. Attualmente insegna materie letterarie presso l'Istituto comprensivo "Radice" di Massa di Somma (NA). Coniugato con Rosetta Buonaguro da oltre trent'anni e padre di due figli, Armando e Viviana. Dopo anni di frequentazione e di impegno cattolico nei movimenti ecclesiali (in particolare il Movimento dei Focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich), ha aderito al programma di ricerca dell'evoluzionismo di stretta osservanza darwiniana. Ultimamente il suo impegno intellettuale è rivolto ad affrontare su basi razionali l'annoso ed appassionante problema del confronto tra fede e scienza, propendendo decisamente per quest'ultima, come spiegazione "elegante" ed efficace dell'origine della vita sul nostro pianeta.

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