Francesco Piccolo, Premio Strega al racconto di una sconfitta

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Il prestigio va guadagnato. In ambito editoriale è dura emergere tra la giungla di autori affermati ed emergenti che affollano le librerie riempiendone gli scaffali. Si procede a piccoli passi arrivando ad una casa editrice che sia annoverata tra le grandi. Ma il Premio Strega, quello è un’altra cosa, il massimo.

A spuntarla quest’anno è stato Francesco Piccolo, scrittore originario di Caserta con Il desiderio di essere come TUTTI. Si parla di un successo annunciato. Non ché gli autori scelti nella cinquina finalista fossero evidentemente meno meritevoli o sfacciatamente incapaci ma perché Piccolo ha nel suo modo di narrare quella semplicità e insieme quella fluidità propria solo dei grandi scrittori.

Ma Piccolo non è solo uno scrittore, non è solo colui che accolse la notizia della “promozione” nella cinquina finalista con un “Sono in Champions League”, non è solo l’autorede “L’Italia spensierata” (Laterza) e “La separazione del maschio” (Einaudi) o di “Storie di primogeniti e figli unici” con cui ha vinto il Premio letterario Piero Chiara. Il nostro conterraneo è anche uno sceneggiatore di un certo calibro. Nel suo curriculum si annoverano collaborazioni a lavori cinematografici quali Caos calmo, Paz!, Il caimano e Habemus papam, tanto per citarne alcuni, ed anche in quest’ambito risulta vincente con il David di Donatello per la sceneggiatura de Il capitale umano di Paolo Virzì.

Non nuovo a premi letterari, si aggiudica il Premio Strega con 140 preferenze battendo per cinque voti Antonio Scurati che con “Il padre infedele” ne ottiene 135. Lo stesso Scurati aveva perso già nel 2009 per un solo voto quando il premio fu vinto da Tiziano Scarpa. Questa notte ha abbandonato il ninfeo di villa Giulia, location della serata, qualche minuto prima della proclamazione, sicuro della seconda disfatta. Ad aggiudicarsi il terzo posto, invece, è Antonio Pecoraro con ‘La vita in tempo di pace’ (Ponte alle Grazie) con 60 voti seguito da Giuseppe Catozzella con ‘Non dirmi che hai paura’ (Feltrinelli) e, al quinto posto, la partenopea Antonella Cilento con ‘Lisario o il piacere infinito delle donne’ (Mondadori).

Il premio Strega nasce nel 1947 per volere di Maria e Goffredo Bellonci finanziato dall’imprenditore Guido Alberti, patron della casa che produce il liquore Strega. Oggi ad organizzare il tutto è la Fondazione Bellonci, la giuria è composta da 400 persone denominate “Amici della Domenica”, appellativo con cui Maria Bellonci chiamava gli ospiti che trascorrevano la domenica pomeriggio nel suo salotto letterario.

Non priva di critiche è la storia del prestigioso premio. Pasolini, per esempio, nel 1968 si ritirò dalla competizione scrivendo su “Il Giorno” che “L’industria tende a fare del libro un prodotto di puro consumo: non ha bisogno di buoni scrittori “ e che “[…]sono venuto a conoscenza di fatti (di cui purtroppo non posso né, credo, potrò mai produrre prove) che mi hanno convinto che il Premio Strega è completamente e irreparabilmente nelle mani dell’arbitrio neocapitalistico.” Oppure basta, per alcuni, far riferimento alla “regola dell’alternanza” secondo la quale si suole non far vincere e quindi favorire una casa editrice per più edizioni e guardare, invece, l’elenco dei vincitori dal 2007 per constatare la presenza massiccia e in qualche caso consecutiva di Mondadori. A parer mio se un libro merita il premio, lo merita al di là dell’identità del suo editore.

Francesco Piccolo con il suo romanzo vuole ripercorrere le tappe della formazione della propria coscienza politica, di quella sconfitta maturata in età adulta e che lo porta ad un senso di solitudine e insofferenza con un linguaggio finalmente libero dal “piangersi addosso” degli oratori della vecchia politica. Sviluppa la sua storia personale delineando i tratti della storia d’Italia degli ultimi quarant’anni distinguendo una “Vita pura: Io e Berlinguer” da una “vita impura: Io e Berlusconi” dividendo la narrazione. Riferimento chiaro al segretario storico del PCI quel “TUTTI” che campeggiava in prima pagina su “L’Unità” il giorno dei suoi funerali. Un “Tutti” da sempre sottoposto a scissioni.

Francesco Piccolo vince narrando una sconfitta. Personale e politica.

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Marco Tufano

Classe 1989, trasferitomi a Somma nel 1994, ho praticato basket dal 1996 al 2008, diplomato al liceo classico 'Tito Lucrezio Caro' di Sarno, laureando in lettere, corso di laurea in Editoria e Pubblicistica. Coltivo la passione per la scrittura in forma di articoli di giornale e versi poetici. Responsabile editing e correzione bozze. "Scrivere è come la droga che odio e che prendo. Il vizio che disprezzo e in cui vivo." F. Pessoa

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