La calata dei barbari: conseguenze del calcio moderno

imageNon è più un gioco, non lo è da almeno trent’anni. Quando i milioni sono in grado di poter fare a meno della passione, si può perdere il senso di quel che si fa.

In una giornata qualunque di Europa League abbiamo assistito all’ennesima fine-fantoccio del calcio. Il Napoli vince 0-4 a Trebisonda (Dove?! Contro chi?!), l’Inter pareggia 3-3 a Glasgow dopo essersi fatta scappare di mano la vittoria (Davvero speravano di vincere?!), il Torino conquista un pareggio contro l’Atletico Bilbao (Solo noi non abbiamo fatto risultato contro i baschi) e la Roma, al di là dell’ennesimo pareggio sul campo…è stata sconfitta dai barbari. Roma è stata espugnata.

Non sono un espertissimo del mondo ultras ma spesso ho condotto ricerche sui vari movimenti anche attraverso semplici documentari reperibili in rete, spulciando alleanze e rivalità, cercando i nodi che, sciolti, chiarificavano eventi che, col senno di poi, ho sempre ritenuto prevedibili.

Non da meno sono state le barbarie perpetrate dalla notte del 19 Febbraio ai danni della capitale da parte di una delle tifoserie più temute e violente di tutta l’Europa continentale: i Rotterdam Hooligans.

Acerrimi nemici dei lancieri dell’F-Side, sostenitori dell’Ajax, gli ultras del Feyenord sono venuti alla ribalta dalla metà degli anni ’70 quando, nel 1974, furono vittime degli hooligans del Tottenham. Possiamo quindi parlare di una violenza d’importazione in un Paese fino a quel momento libero da questo problema. Nonostante la città fu quasi rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, gli appartenenti alla tifoseria del Feyenoord sono neonazisti per auto definizione ed in contrapposizione al sionismo della tifoseria della capitale olandese che, non a caso, sceglie la stella di Davide come simbolo marcata da una “F” centrata che sta per “F-Side”. L’appartenenza a quest’ultima fazione di tifosi è considerata reato.

Questa contrapposizione tra le due tifoserie si infervorisce quando, nel 1997, i Rotterdam Hooligans uccidono, in uno scontro in autostrada, Carlo Picornie, leader della F-Side, ammazzato mentre nsi accasciava al suolo, inerme (gesto che va contro qualunque mentalità ultras ipotizzabile).

Torniamo alle competizioni europee. Nel 2007 il Feyenoord viene estromesso dall’Uefa per i disordini avuti luogo a Nancy il 30 Novembre 2006 durante i quali gli hooligans lanciarono seggiolini sul terreno di gioco, costringendo l’arbitro all’interruzione del match per 30 minuti, e distruggendo prima della partita qualunque cosa capitasse loro a tiro.

Detto questo, non capisco per quale motivo, nonostante le avvisaglie palesi agli occhi di tutti, non si siano adottate misure preventive per evitare che questo covo di neonazisti, che si muovono e distruggono a ritmo di musica Gabber e droghe sintetiche, avesse modo e tempo di mettere sotto scacco la capitale italiana. C’è qualcosa che non funziona nella testa dei ministri dell’Interno che si ricordano del modello inglese solo quando conviene alla loro linea politica e prendono misure vuote di senso come la tessera del tifoso o l’ingresso negli impianti di bottiglie senza tappo (questi tappi criminali!!!).

Non c’è da mettere a processo il movimento ultras intero perché c’è da perderci la testa per quanto sia policromatico e per quante forme possa prendere di contrada in contrada, di città in città, di nazione in nazione. Questi del Feyenoord sono omuncoli che riversano sugli spalti e nel tifo (che nel loro caso è una patologia mentale) la propria insoddisfazione e la propria debolezza psicologica. C’è da ripensare il calcio, riportarlo alle radici, ridimensionare stipendi e strategie di mercato e agire socialmente (la repressione è un’altra cosa!) sulle categorie a rischio perché se coltivi odio bramando danaro ( e solo danaro!), solo odio avrai in cambio da chi di denaro non ne ha.

Ma in questo caso, non c’è nessun Gennaro “La carogna” da mettere alla gogna, quindi possiamo soprassedere. E se il sindaco diRoma, Marino, si indigna per la “Barcaccia” (e m’indigno anch’io, giustamente!) ma non proferì parola per la morte di Ciro Esposito per mano di Gastone, allora c’è da preoccuparsi.

Con chi giochiamo Giovedì?! Ah sì, Trabzonspor (chi?!). In casa. Hasta la victoria siempre!

 

Marco Tufano

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Marco Tufano

Classe 1989, trasferitomi a Somma nel 1994, ho praticato basket dal 1996 al 2008, diplomato al liceo classico 'Tito Lucrezio Caro' di Sarno, laureando in lettere, corso di laurea in Editoria e Pubblicistica. Coltivo la passione per la scrittura in forma di articoli di giornale e versi poetici. Responsabile editing e correzione bozze. "Scrivere è come la droga che odio e che prendo. Il vizio che disprezzo e in cui vivo." F. Pessoa

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