Mimmo Beneventano: il politico, il poeta, l’uomo
Si diventa eroi solo dopo la morte. Mimmo Beneventano, invece, lo era già in vita. Nei piccoli gesti, nel suo quotidiano, nella sua onnipresente solidarietà nei confronti dei deboli. Quando non solo le sue idee ma anche il suo corpo respiravano liberi contro il crimine.
Era una fredda mattina, il 7 Novembre 1980, quando Domenico fu raggiunto dai colpi dei sicari mentre percorreva il tragitto da casa alla sua Simca 1000 che l’avrebbe, poi, portato a lavoro. Ad osservare la scena, affacciata come tutte le mattine per salutarlo, la mamma, incredula e terrorizzata. Era un medico, uno di quelli sempre gentili, che tendono la mano agli ultimi e si battono per l’eguaglianza in tutti i modi, sostenendo battaglie con parole e pensieri che le armi non riusciranno mai a stroncare. Nato a Petina, in provincia di Salerno, trapiantato ad Ottaviano nel 1968 per il trasferimento del padre che faceva parte del Corpo Forestale dello Stato, di origini lucane, si laureò in medicina e si iscrisse al Partito Comunista Italiano con il quale si candidò nel 1975 e nel 1980 alle elezioni amministrative. Eletto, porterà in consiglio comunale la lotta ai soprusi della criminalità organizzata. È lì che diverrà scomodo alla politica del tempo: difende il territorio con tenacia denunciando gli abusi di potere dei politici collusi con la camorra e che all’epoca tentavano di massacrare, cementificando terre e menti, quello che poi è diventato il Parco Nazionale del Vesuvio.
Non era solo un politico e un medico, era un artista. Scriveva poesie, cantava canzoni. Un uomo colto che la Nuova Camorra Organizzata non sarebbe mai riuscita ad assoldare. Per questo lo uccisero, da una Fiat 128 blu rubata ad Angri il giorno prima e ritrovata carbonizzata poco dopo l’omicidio, alla periferia di Ottaviano. È tutt’ora un crimine impunito che ha tolto alla lotta alle mafie due braccia fondamentali e una mente limpida.
Portano oggi il suo nome: il circolo di Legambiente di Ottaviano; la piazza, l’aula del consiglio comunale e la sede di un partito del paese dov’è sepolto nonché ritenuto da lui stesso un sicuro rifugio, Sasso di Castalda; la scuola elementare del primo circolo didattico, attuale direzione didattica “Mimmo Beneventano”; le strade di Pomigliano d’Arco, Sant’Anastasia e Giffoni Valle Piana. I Lega Leggera dedicarono a lui una traccia strumentale scritta da Aldo Campana, il frontman della band scioltasi qualche anno fa, che ci ha confessato che il titolo sarebbe dovuto essere ‘Colazione all’alba sulla valle delizia aspettando un nuovo Mimmo Beneventano’, meglio conosciuta semplicemente col nome dell’eroe, un grido di speranza affidato al silenzio delle parole e alla melodia che conferisce ora una lacerante disperazione, ora la forza necessaria per continuare a lottare(https://www.youtube.com/watch?v=2kd5Axn3Knk).
Le giornate di commemorazione in ricordo di Mimmo Beneventano quest’anno si sono tenute il 7 Novembre a Ottaviano, l’8 Novembre a Petina e il 9 Novembre a Sasso di Castalda, organizzate dalla fondazione “Mimmo Beneventano” che si prodiga ogni giorno in nome della legalità collaborando con tutte le associazioni che sul territorio praticano l’antimafia per la tutela dell’ambiente e dell’uomo che vi vive.
Vivere nel nome di un uomo di tale spessore comporta inevitabilmente un impegno costante e fattivo al quale, però, nessuno deve sottrarsi. Non devono essere vane le sue lotte, non deve essere vana la sua vita spezzata.
DISPERAZIONE
Una notte,
anche se i fulmini
feriranno le civette,
prenderò il pastrano
ed uscirò al freddo
ad ammazzare un uomo
perché altri cento possano vivere,
a buttar giù regge, chiese,
palazzi per far posto
a chi nemmeno più
le mani ha
per parare colpi.
Sarà il giorno della notte,
senza più ombre
di fantasmi
o agguati di sciacalli.
Ci guarderemo in volto
– finalmente –
a riconoscerci,
fratelli miei.
Proveremo a sorridere
prima di ricominciare.
Mimmo Beneventano
IO URLO
Io lotto e mi ribello
Mi sono votato ad un suicidio sociale.
Non nella droga, come molti,
troverò il rimedio per un
mondo più giusto. Non parlo
per me, son cosi poca cosa.
Grido per coloro che non
Han più voce perché l’han
Persa urlando e piangendo
O per quelli che hanno dimenticato di averla.
Urlo e mi strazio perché
Nemmeno l’eco io sento.
Chiedo forse l’impossibile e
La grandezza di questo ideale
Spegne a poco a poco
Tutto il mio vigore.
Nessuno lasci il suo posto
Per ascoltare il mio canto del cigno:
a nessuno voglio sottrarre tempo.
Mimmo Beneventano
Marco Tufano
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