Scuole chiuse a Carnevale: l’arrendevolezza come soluzione

carnevaleqqCon una circolare presentata nei giorni scorsi, il sindaco Pasquale Piccolo decreta la chiusura delle scuole per lunedì 16 febbraio, giorno immediatamente precedente il Carnevale. Motivazione: l’eccessiva e sfrenata goliardia di molti ragazzini i quali, con lancio di uova e bombolette spray, potrebbero vessare (nel significato più leggero che questo termine può avere) gli alunni all’uscita delle scuole. Rammarica constatare che non esiste alcun piano educativo per far fronte alla maleducazione di una certa fascia generazionale e che invece di sfidare il “problema” a viso aperto, ci si riveste di una carica di omertà: perché mai insegnare ai nostri alunni, figli, nipoti, cittadini che bisogna affrontare il “pericolo” e andare a scuola pur consapevoli della possibilità di una vaga bullizzazione, se la scuola senza una valida ragione può essere chiusa e così coltivare l’inciviltà, mostrare l’assenza di piani formativi e mettere coprifuochi laddove i coprifuochi, le caccie alle streghe andrebbero aboliti?

Avremmo preferito un governo e una scuola all’altezza delle situazioni, capaci di reggere il confronto con inconvenienti di ogni tipo. La soluzione adottata, con l’ordinanza di martedì 3 febbraio, non fa che assistere, seppur inconsapevolmente, quella parte di alunni pronti a gioire per un altro giorno senza scuola; non spiega loro, invece, che l’inciviltà vestita a festa che si fa strada soprattutto in questi periodi può essere combattuta. Le scuole devono restare aperte perché non è con la paura che qualcosa può essere insegnato. Non è pensabile una lotta all’illegalità con serrande abbassate e strade vuote, come non si immaginano scuole con i cancelli chiusi perché il timore ha preso il sopravvento.

Giusy Aliperti

 

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Giusy Aliperti

Laureata in Filologia Medievale e Moderna. Appassionata lettrice e aspirante precaria.

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