Isis, Usa e follia umana
Il nero non è un bel colore, la storia ci ha consegnato decine di vessili neri a simbolo di ideologie che avevano un unico comune denominatore: la violenza.
Oggi vi parliamo dell’ultima bandiera nera comparsa nel mondo. Campeggia, questa volta, in Medio Oriente e minaccia di invadere il mondo con un alternarsi di proclami e sgozzamenti in nome dell’integralismo jihadista. È graficamente di una rozzezza quasi pari alle menti che compongono la fazione: un cerchio bianco abbozzato ai massimi dell’imperfezione che irrompe nel nero del fondo e riprende il nero per dire “Maometto è l’erede di Allàh”. Sopra di esso predomina una scritta in bianco che riporta la prima parte della professione di fede musulmana, la Shahada, che recita “Non c’è divinità se non Allàh”: la religione come pretesto di una invasione portatrice di violenze e massacri.
Non ci sono dei luminari a capo del gruppo fondamentalista. Al vertice dell’organizzazione vi troviamo l’autoproclamato califfo, successore di Maometto, dell’autoproclamato Stato islamico, entità non riconosciuta da alcuno Stato (ce ne sono due al mondo). Il nome del califfo è Abu Bakr Al Baghdadi, un volto poco raccomandabile, vissuto in quel background anti-occidentale che ha portato ad una visione distorta delle contrapposizioni che là dove vi era un contrasto insolito e quasi tautologico imperialismo vs tirannia vi vedeva una lotta tra due mondi, tra religioni e culture guardando inevitabilmente all’invasore, andato ufficialmente a “salvare la popolazione mondiale da una minaccia”, come una forza da cacciare in nome di un dio non qualunque.
Al Baghdadi entrò nel 2003, anno della seconda guerra del Golfo, in Al-Qaida. Era uno degli imam più fuori di testa del territorio tant’è vero che fu imprigionato nel 2004 e rilasciato nel 2009. Il tempo di far accrescere in lui e nei suoi compagni l’odio verso il mondo occidentale per poi sguinzagliarlo in giro per il Medio Oriente a portare una distruzione avvolta da una propaganda anacronistica tanto da far sembrare Goebbels un futurista dei nostri tempi. Nel 2010 diventa l’erede di Abu-Omar, ucciso ad Aprile dello stesso anno dalle forze statunitensi ed irachene. Ad oggi risulta uno dei più temuti e ricercati terroristi al mondo sul quale pende una taglia di dieci milioni di Dollari, secondo solo ad Al-Zawahiri, erede di Bin Ladin, con il quale non a caso dal 2011 ha stretto alleanza. Da quel momento c’è stato un susseguirsi di attentati, anche kamikaze, finiti in bagni di sangue rivendicati dallo Stato Islamico dell’Iraq che l’anno successivo si estese alla Siria, quando il califfo decise che la fazione siriana jihadista attiva nella guerra civile siriana fosse una estensione della sua organizzazione. La parte siriana, però, si appellò alla potenza di Al-Zawahiri perché non voleva fondersi con lo Stato islamico ma a nulla valse la presa di posizione dello stesso e il tutto si risolse con l’oppressione indiscriminata dei dissidenti. Il 29 Giugno 2014 si proclama califfo dello Stato Islamico dell’Iraq e, questa volta, del Levante il tutto senza chiedere il parere alla comunità dei dotti che rappresenta e guida il mondo sunnita in quei territori e senza il quale non poteva crearsi di fatto il califfato. Esponenti del mondo sunnita, infatti, non hanno esitato a dichiarare dannosa e controproducente l’azione del terrorista Al Baghdadi che, però, ha continuato nella sua azione affermando perentoriamente di voler conquistare l’Occidente e arrivare a Roma a suon di attentati e violenze gratuite che alla luce delle ultime esecuzioni sembrano più reali e meno distanti di quanto si potesse pensare.
In un sì fatto panorama, che abbiamo cercato a grandi linee di mostrarvi, non mancano le ipotesi di complotto che vedono gli Stati Uniti ancora una volta come manipolatori di quella parte di mondo. In sostanza si pensa che gli USA reclutino persone per destabilizzare il mondo mediorientale e per renderlo ancor di più soggiogabile. È ancora il petrolio il responsabile dei crimini? È ancora il denaro il colpevole della follia umana? Viviamo nel peggiore dei mondi possibili per un semplice motivo: l’uomo non ha capito di non essere bestia. Si usa la violenza per prevaricare i propri simili i quali vengono soccorsi da altri uomini sedicenti salvatori del mondo in nome di interessi taciuti con la pretesa di portare la pace lì dove invece ha portato ulteriore distruzione e fomentato i fondamentalismi preesistenti. Quando di guerra si tratta non c’è posizione giusta da prendere se non quella per la pace. Prendere le parti di uno dei due contendenti o giustificarne le azioni è sempre e comunque rendersi complice dei crimini commessi.
Siamo alla degenerazione, c’è poco da aggiungere.
Marco Tufano
Marco Tufano
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