Ad Auschwitz non si rideva
Non metterti in posa e non sorridere. Sei in un luogo di morte e soprusi.
Non correre dietro la spensieratezza della tua età se il pensiero non riesce a fermarsi davanti all’orrore e a piangere riflessioni sulla follia umana che genera distruzione.
Accendo il computer e digito, com’è mio solito fare, “Ansa.it”. La mia vista si focalizza subito, quasi come se il mio cervello avesse già deciso, su un titolo che rende la mia stanza più buia come se avesse turbato la mia quitidianeità: “Liceali israeliane, pose da miss ad Auschwitz”.
Ho compreso sin da subito della immensa gravità del gesto che alcuni giustificano con la giovanissima età delle protagoniste dell’increscioso episodio e ho avvertito l’esigenza di parlarne a chi non si è ritrovato per caso ad apprendere la notizia.
Quale futuro per generazioni di esseri umani senza senso della memoria? Eppure sembra che le istituzioni siano abbastanza organizzate in quanto a memoria della Shoah. Il 27 Gennaio ogni anno ricorre il Giorno della Memoria istituito dalle Nazioni Unite nel Novembre 2005 che celebra la liberazione, da parte dell’Armata Rossa, del campo di concentramento di Auschwitz, oggi dissacrato da chi proviene proprio da quella nazione nata dopo la II Guerra Mondiale. Proprio dall’unica nazione a maggioranza ebraica (il 76% della popolazione): Israele.
Il popolo, che quel genocidio l’ha subìto, non sembra quindi in grado di instaurare nelle giovani menti, almeno di quelle studentesse, quel senso di profonda consapevolezza del male subìto dai loro stessi avi e quell’abnegazione propria di chi non prenderebbe mai sotto gamba la contemporanea ricomparsa dell’antisemismo. Sì, perché ci ritroviamo ancora e anacronisticamente a combattere contro menti che di umano hanno solo l’anatomia e che credono fortemente nella superiorità della propria “razza” di appartenenza .
A rendere ancora più inquietante la vicenda è la notizia proprio di questi giorni dell’arresto dell’ultimo criminale nazista rifugiatosi negli USA, Johann Breyer di 89 anni, il quale ha vissuto indisturbato per oltre 62 anni sopportando forse il peso sulla coscienza di migliaia di morti. Un peso che per un essere dotato di coscienza sarebbe insopportabile.
Non bisogna mai abbassare la guardia sulle ingiustizie e le nefandezze della storia. Ancor di più se per esse c’è seppur il minimo rischio che possano ritornare a far danni.
Primo Levi ne “L’asimmetria e la vita” ammoniva: “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia.”.
E allora non metterti in posa, non sorridere. Sei in un luogo di morte e soprusi.
Marco Tufano
Marco Tufano
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