Decalogo di un perfetto infelice interista

interistaSe c’è una cosa che ho imparato in una vita da tifosa interista, è che con i grandi amori bisogna sempre aver pazienza. Tu sei lì, disposta ad amarli in maniera incondizionata e loro, per un motivo o una ragione- anche la più banale- disattendono ogni tua speranza di esser ricambiati. Con l’Inter è stato puntualmente così. Inizi a seguirla senza un motivo ben preciso, forte di ricordi paterni di vittorie realizzate in anni in cui neanche Dio sapeva di esistere e ti ritrovi adulta, invecchiata, a raccontare quanto sia bello Jose Mourinho, in assenza di altro da portar con te.

Ma il tifoso interista, come l’uomo di fede sa che c’è un mondo oltre quello fenomenico in cui i suoi sforzi e la sua fede, cieca e incrollabile, potranno esser ricambiati e compresi. Così, per tutti coloro che inspiegabilmente, giovani, non milanesi, si ritrovano ancora a tifare Inter,-consapevoli come fidanzate tradite più volte-, di meritar di più, stiliamo il decalogo del perfetto infelice interista:

  1. L’interista infelice è colui che si illude che Roberto Mancini, alias Bobby Gol, ritornato dopo l’esonero di Mazzarri, possa portare in cinque anni(come il precedente “mandato” 2004-2008) una Coppa Uefa, il trofeo che la storia del calcio considera solo quando i grandi si ritrovano in finale.
  2. L’interista infelice sa che la sua squadra da ben due anni è nona in classifica, ma spera che il Giappone e gli Stati Uniti, che di calcio ne capiscono meno di dieci protagoniste della “Rivincita delle Bionde” messe insieme, considerino l’Inter ancora tra le grandi da invitare ai tornei estivi contro matricole in attesa d’ingresso al college.
  3. L’interista infelice, in quel lontano 5 maggio 2002, non aveva neanche un pelo, piangeva a singhiozzi alla vista di Ronaldo, ciccione e tenero come il peluche con cui si addormentava. Da allora qualsiasi dolore può essere sopportato.
  4. L’interista infelice spera che al prossimo derby contro il Milan il 23 novembre 2014, i gol presi siano meno di sei, perché fino al gol numero cinque qualche scusa col mondo che lo prende in giro può forse trovarla.
  5. L’interista infelice può annoverare tra i suoi fan un sosia del trota Renzo Bossi, Angelomario (il nome è tutto un programma) Moratti: sguardo sveglio, fisico aitante, laurea in filosofia come la Barbara Berlusconi (e qui comprendi il valore della filosofia in Italia), sedie alla destra del padre allo stadio, sempre agonizzante tra la vita e la morte. Che le sofferenze patite per amor della sua squadra lo abbiano reso com’è?
  6. L’interista infelice a un dato momento della sua carriera di tifoso, precisamente nel complicato periodo dell’adolescenza, s’innamora di un milanista, e appende in camera un suo poster: agli altri adolescenti figli di squadre vittoriose, potrà raccontare di quel periodo di alto tradimento in cui vedeva Kakà segnare.
  7. L’interista infelice non ne ha abbastanza del nonno, del papà e del fratello interista, così a diciotto anni sceglie anche un fidanzato interista. Perché la fede va condivisa.
  8. L’interista infelice è sempre di sinistra perché sa cosa significa esser bisognosi. Come il povero della Russia di inizio novecento racimola cibo per sopravvivere, lui racimola partite vinte viste a rallentatore illudendosi che in tal modo il numero di vittorie possa sembrare maggiore.
  9. L’ interista infelice spera di arrivare a due stelline sulla maglia con scudetti vinti a tavolino come nel 2005/2006 (sedici anni dopo quello vinto nel 1988/1989, tanto per rinfrescare la memoria sul concetto cristiano di “aver abbracciato una croce”).
  10. L’interista infelice nasconde dentro di sé un Massimo Troisi: ad ogni frase di un amico “quando c’è l’amore c’è tutto”,convinto che si parli di squadre di calcio, memore dei suoi dolori risponderà: No, chell è a salut”.

L’interista infelice fa gli auguri a Mancini sperando che di Mourinho, alias il Dio dei nerazzurri, oltre il capello brizzolato, abbia anche la capacità di vincere. L’interista infelice sa che i grandi amori sono tali senza bisogno di spiegazioni e vive quindi di una paradossale felice rassegnazione.

Giusy Aliperti

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Giusy Aliperti

Laureata in Filologia Medievale e Moderna. Appassionata lettrice e aspirante precaria.

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