Scuola di Stato o scuola confessionale?

 

Questa riflessione è stata fatta scaturire da un evento verificatosi a Somma Vesuviana (NA) il 31 ottobre u.s.: “L’Autunno: tra la Terra ed il cielo”, un progetto didattico del I Circolo “R. Arfé”.crocifisso-scuola

Circa 500 bambini sono stati portati nella piazza del paese per festeggiare l’ingresso dell’Autunno. Prima dell’ingresso in piazza, i bambini, durante il normale orario scolastico, sono stati fatti passare per la Parrocchia, dove il prete ha fatto loro un sermone in cui spiegava la teoria della sopravvivenza delle anime in un luogo chiamato “Paradiso” dalla tradizione cattolica, che i santi erano “amici” di Gesù e che essi dovevano avere come modello quello che portava il loro nome e altri punti della dottrina cattolica. Come se non bastasse, la maestra, direttrice della manifestazione, ha proseguito nell’indottrinamento “snocciolando” in piazza altri punti del catechismo. La manifestazione ha subito innescato una polemica sui social network: era giusto o meno, in nome del multiculturalismo e della libertà di coscienza, che una scuola di Stato, e quindi di tutti, organizzasse un tale tipo di evento, come se fosse una scuola confessionale? In questa sede esporrò il mio pensiero, nella speranza che l’articolo susciti un dibattito che serva a tutti, sia laici che credenti, a chiarirsi le idee. Non è giusto che una scuola di Stato, in orario scolastico, organizzi una manifestazione sull’Autunno in cui palesemente si faccia propaganda religiosa. A quel tipo di manifestazione un genitore e un figlio che non fossero cattolici ma Testimoni di Geova, Ebrei, Buddisti, Protestanti, Musulmani o, semplicemente, atei o agnostici si sarebbero trovati in evidente imbarazzo, perché venivano fatte passare come verità “erga omnes”, cioè valide per tutti, credenze molto particolari di una determinata confessione cristiana, che tanti non ritengono aderenti alle Sacre Scritture o, addirittura, come nel caso di atei ed agnostici,  affermazioni del tutto prive di senso. Noi in Italia, dal 1929, anno in cui avvenne la Conciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, dopo i noti fatti del 20 settembre 1870 che portarono alla perdita del potere temporale del papa, viviamo a livello scolastico una situazione che, tra i paesi europei progrediti e civili, non ha pari ed è alquanto anomala. Vediamo di capire il perché.

Benito Mussolini, a quel tempo dittatore indiscusso e capo del governo italiano, con il Concordato dell’anno precedentemente ricordato, introdusse l’insegnamento della religione in tutte le scuole di ogni ordine e grado non universitarie, adducendo la seguente motivazione, contenuta nell’art. 36:

“L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato. Tale insegnamento sarà dato a mezzo di maestri e professori, sacerdoti e religiosi approvati dall’autorità ecclesiastica, e sussidiariamente a mezzo di maestri e professori laici, che siano a questo fine muniti di un certificato di idoneità da rilasciarsi dall’ordinario diocesano. La revoca del certificato da parte dell’ordinario priva senz’altro l’insegnante della capacità di insegnare. Pel detto insegnamento religioso nelle scuole pubbliche non saranno adottati che i libri di testo approvati dalla autorità ecclesiastica”.

(Legge 27 maggio 1929, n. 810 art. 36).

Questa motivazione nel 1984, anno in cui con il governo di Bettino Craxi, primo socialista in Italia a divenire presidente del Consiglio, si pensò di adeguare una simile norma all’evoluzione che aveva avuto la società italiana in campo religioso e culturale, apparve un “mostro giuridico” e si cercò quindi di correre ai ripari. Col nuovo Concordato l’insegnamento della religione cattolica fu riconfermato, ma venne cambiata la motivazione e le modalità di avvalersene. Vediamo cosa dice a riguardo il Concordato “craxiano”:

“La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento.”

Questo è il punto! E’ vero, c’è una legge dello Stato che, riconoscendo il valore del patrimonio culturale cattolico, concede la possibilità di insegnare da parte di docenti pagati con denaro pubblico ma nominati dall’Ordinario diocesano la dottrina di tale religione nelle scuole, ma risulta anche evidente che tale insegnamento deve “limitarsi” all’ora di religione e non travalicare. Perché questo? Perché in tale caso la legge protegge la mia libertà di coscienza concedendomi l’istituto di non avvalermi di detto insegnamento, in quanto di natura confessionale e di poter non stare a scuola o usufruire di attività alternative durante quell’ora.

Invece cosa è successo nella manifestazione organizzata dal I Circolo didattico?

E’ stato leso il diritto ad una giornata di studio a tutti quei bambini figli di genitori non cattolici, che in questo caso non hanno potuto usufruire della “protezione” dell’istituto del non avvalersi per motivi di libertà di coscienza, sanciti solennemente dalla Costituzione repubblicana e recepite in leggi che regolamentano la disciplina in materia.

La mia viva speranza è che queste brevi note di riflessione facciano sorgere all’interno della società civile un sincero, ampio e democratico dibattito che sia costruttivo e spinga tutti, laici e credenti, al rispetto delle norme del buon vivere.

Vincenzo Caputo

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Vincenzo Caputo

Nato a Somma Vesuviana (NA) nel 1955. Laureato all'Università "Federico II" di Napoli in Filosofia con una tesi su Giulio Girardi, teologo e filosofo, impegnato a coniugare le ragioni della fede religiosa con la dottrina marxista. Dopo la laurea, si è inscritto alla Facoltà di Teologia "Duns Scoto" di Nola (NA), conseguendone il diploma. Per diversi anni è stato insegnante di religione cattolica nei licei. Attualmente insegna materie letterarie presso l'Istituto comprensivo "Radice" di Massa di Somma (NA). Coniugato con Rosetta Buonaguro da oltre trent'anni e padre di due figli, Armando e Viviana. Dopo anni di frequentazione e di impegno cattolico nei movimenti ecclesiali (in particolare il Movimento dei Focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich), ha aderito al programma di ricerca dell'evoluzionismo di stretta osservanza darwiniana. Ultimamente il suo impegno intellettuale è rivolto ad affrontare su basi razionali l'annoso ed appassionante problema del confronto tra fede e scienza, propendendo decisamente per quest'ultima, come spiegazione "elegante" ed efficace dell'origine della vita sul nostro pianeta.

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